Su cosa si basa?
NoiBene è stato sviluppato in base ad alcune teorie sul funzionamento mentale e di intervento psicologico, tra le più studiate e accreditate a livello scientifico. Qui di seguito viene data una descrizione di quelle più rilevanti.
La Psicologia Positiva
La Psicologia Positiva (Seligman & Csikszentmihalyi, 2000) studia le modalità per migliorare il benessere soggettivo e la qualità della vita, sottolineando il ruolo fondamentale delle risorse e delle capacità individuali ed incoraggiando l’espressione delle emozioni e delle esperienze positive umane. Lo scopo di tale disciplina non è quello di sanare le disfunzioni individuali, ma puntare alla costruzione di qualità positive e al potenziamento delle competenze al fine di migliorare il benessere generale dell’individuo. Le attività positive consistono in una serie di esercizi che mirano all’apprendimento di pensieri, atteggiamenti e comportamenti relativi alla salute e al benessere (Layous, 2012). L’obiettivo principale di questi interventi è quindi lo sviluppo del benessere soggettivo, delle emozioni positive e del significato evitando comportamenti disadattivi (Lyubomirsky e Della Porta 2010). Si cerca di lavorare sui punti di forza, valorizzando e sfruttando le qualità già possedute dall’individuo, al fine di superare le debolezze personali (Hodges e Clifton 2004). Gli interventi di psicologia positiva partono dal presupposto che, coltivando le proprie capacità si possa aumentare il livello percepito di felicità individuale (Seligman, 2002) e di conseguenza la condizione di benessere.
L’Acceptance and Commitment Therapy (ACT)
Questo modello si basa sull’idea che la sofferenza emotiva sia un aspetto imprescindibile della vita delle persone, ma anche che alcuni processi mentali contribuiscono in modo significativo ad alimentare tale sofferenza. Quando gli eventi e le relative rappresentazioni verbali si fondono in un’unica entità rigida (la cosiddetta fusione cognitiva) le persone tendono ad agire in modo conforme al contenuto letterale dei pensieri, “disconnettendosi” dall’esperienza del momento presente. Molte condotte disfunzionali quindi sono prodotte proprio dall’evitamento esperienziale, ossia dal tentativo di cambiare le caratteristiche e la frequenza di esperienze negative interne, come pensieri di forte autocritica, l’esperienza della vergogna o il senso di confusione mentale. Al contrario, secondo l’ACT il funzionamento adattivo dell’individuo, e quindi anche il benessere, è strettamente connesso ad una condizione di flessibilità psicologica promossa da sei processi fondamentali: 1) attenzione flessibile rivolta al momento presente; 2) sé-come contesto, 3) defusione, 4) accettazione, 5) valori scelti, 6) impegno nell’agire. Sebbene questi processi siano interdipendenti tra loro, ognuno è più profondamente connesso con uno solo degli altri. Le coppie che ne emergono riflettono specifici atteggiamenti, o stili di risposta. In particolare, la defusione e l’accettazione favoriscono l’apertura verso l’esperienza diretta: la prima in particolare permette alla persona di non farsi condizionare da esperienze interiori spiacevoli e di poter essere concentrati sul qui ed ora; la seconda invece consente di vivere l’esperienza presente con curiosità, in modo da imparare da essa stessa. La seconda coppia, l’attenzione flessibile rivolta al momento presente e il sé-come contesto, contribuisce ad uno stile di risposta centrato, per il quale la persona ha la capacità di prestare attenzione intenzionalmente a specifiche esperienze del momento presente e tornare ad esse quando emergono pensieri negativi distraenti, soprattutto quelli associati ad una valutazione negativa di sé. L’ultima coppia, valori scelti e impegno nell’agire, ci permette di sentirci nella direzione che vogliamo avere nella vita, di avere un atteggiamento per il quale siamo costantemente in collegamento con i nostri desideri più profondi, attraverso le azioni quotidiane. Coerentemente con ciò, i metodi di intervento dell’ACT non si focalizzano sulla riduzione dei sintomi; piuttosto, hanno lo scopo di favorire una vita piena e significativa, insegnando particolari abilità di defusione, accettazione e individuazione dei valori, che da una parte permettono di ridurre l’evitamento esperienziale, dall’altra aiutano a impegnarsi in azioni coerenti con i valori individuati.
La Rational-Emotive Behavior Therapy (REBT)
La REBT sottolinea il ruolo centrale che il pensiero dell’uomo gioca nello sviluppo di emozioni e comportamenti disfunzionali. Il disagio psicologico ed emotivo non sarebbe causato dagli eventi che caratterizzano la vita dell’uomo bensì dal modo in cui egli percepisce e interpreta tali eventi, attribuendoli un significato spesso distorto ed esagerato. In particolare la REBT sostiene l’esistenza di pensieri irrazionali che derivano dall’errata interpretazione degli eventi e tali pensieri, a lungo andare, si radicalizzano divenendo credenze che, oltre a influenzare in modo disfunzionale il proprio comportamento, alimentano il disagio psicologico ed emotivo. Sono quindi gli individui ad alimentare, attraverso le proprie credenze, il loro disagio. D’altra parte però, sono gli stessi individui a poter modificare le proprie convinzioni, il proprio comportamento e di conseguenza il modo di approcciare alla vita. Ciò può avvenire grazie alla razionalizzazione e all’accettazione consapevole che permette di ridefinire il problema e cambiare il proprio atteggiamento al fine di sviluppare un comportamento più adeguato.